Csc Lunch Seminar: contrattazione collettiva ed evoluzione della disuguaglianza salariale in italia

Csc Lunch Seminar: contrattazione collettiva ed evoluzione della disuguaglianza salariale in italia

28.05.2018 13:00 - 28.05.2018 14:00
Confindustria
Postato da Amministrazione_
Categorie: Economia
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Il CSC lunch seminar di maggio ospita Francesco Devicienti (Università di Torino) che risponderà alle seguenti domande:

Come sono cambiate in Italia le differenze salariali tra lavoratori e imprese negli ultimi 30 anni?
Quali ne sono state le principali cause, e in che modo l’esperienza nostrana differisce da quella della vicina Germania o dei più lontani Stati Uniti?

L’analisi copre il periodo dagli anni ‘70 al 2016 e mostra che: 
 

  • Dagli anni ’80,  con il graduale smantellamento della Scala Mobile, fino alla sua abolizione nel 1992, e la concessione di maggiori differenziazioni tra i minimi tabellari contrattati ai vari livelli d’inquadramento dai contratti collettivi di lavoro (CCNL), inizia un periodo di rapido aumento delle disuguaglianze salariali. L’aumento però si arresta ai primi anni 2000, ben prima della Grande Recessione. 
  • I salari reali non sono mai diminuiti lungo tutto il periodo esaminato, neanche per i lavoratori a più basso salario. In Germania, invece, i salari dei lavoratori che si collocano nella coda bassa della distribuzione (primo decile) sono diminuiti di quasi il 10% negli anni 2000. Negli Stati Uniti, il declino è stato anche più accentuato. 
  • La crescita delle disuguaglianze osservata negli ultimi decenni del Novecento avviene interamente tra lavoratori a diversi livelli d’inquadramento, piuttosto che tra lavoratori inquadrati in uno stesso livello. Ciò implica che le dinamiche nei differenziali retributivi sono ampiamente determinate dagli andamenti nei minimi retributivi fissati dai CCNL.
  • L’aumento delle disuguaglianze avviene tanto tra i lavoratori di una stessa impresa quanto tra lavoratori d’imprese diverse. Tuttavia, la crescita della componente “tra imprese” rifletterebbe non tanto una accresciuta differenziazione nelle politiche salariali d’impresa quanto una migliore allocazione dei lavoratori più abili nelle imprese più produttive. 

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